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Di mille solitudini patisce l’uomo
ma nel conforto di sé
ritrova la volontà.
Quant’è perso chi combatte se stesso
nemico più arduo nessuno ha
e alleato alcuno non trova
fuori dalla forza propria di spirito,
certo che s’anche vincesse adesso
sempre s’incontrerà indomito
e ancora una volta sarà messo alla prova.
Eremita chi paga i propri errori,
chi convive col suo rimorso
e chi è scavato dal rimpianto.
Consolazione alcuna non esiste
e fintanto che il perdono non giunge
dal proprio medesimo cuore
di vita non gode alcun sorso.
Di mille solitudini perisce l’uomo
relitto dimenticato
nella sua inutilità.
Nessuno è più solo di chi perde l’amore
perché già fuggiasco è l’innamorato
fuorché della compagnia della persona amata
e nessun altro ne comprende l’ardore,
e così perdendo l’incanto
a struggersi rimane inebetito
e assurdo pare all’osservatore.
O chi amore mai ha conosciuto
ma il cui cuore desidera
di tuffarsi e perdersi,
ma solo la mente immagina
e l’animo s’indurisce
distraendosi dal sentimento
e smarrendo la via inseguita.
Di mille solitudini subisce l’uomo
ma del fiero resistere
ne ammiro la tenacità.
Abbandonato è colui ch’è diverso
condannato all’incomprensione
talvolta si infligge violenza
forzandosi d’esser ciò che non è
come del vino in un mare è disperso
e di vivere indossata una maschera
non riesce a darsi alcuna ragione.
Com’è solo chi rivoluziona il pensiero,
e anela a qualcuno cui condividere,
chi naviga il mare dell’ignoto
in ogni direzione sempre controvento
sfidando l’ataviche convinzioni
vanamente confidando caparbio
nella fiducia che in vita non ha.
Di mille solitudini patisce l’uomo
ma nel conforto di sé
ritrova la volontà.
Lorenzo Pace